Intorno al capezzale

Le ore scappano via come branchi di gazzelle inseguite da un leone;

Ma il Mago non è un leone

Non riesce ad afferrare queste ore fuggitive,

non riesce ad afferrare risposte

TRANNE

La mano pulsante della sua Consorte,

mano che lui tiene ben salda,

ricambiato.

Lei, sì, è una leonessa. Minuta ma tenace.

Solo gli stolti si fanno ingannare dalla sua apparenza fragile.

Il pulsare delle mani, delle apparecchiature, si fa sempre più intenso.

Ecco – apre gli occhi!, è sveglia. È bella.

-… ciao…- gli sussurra lei, per nulla sorpresa di trovarselo accanto così.

-Ciao-, le risponde il Mago, accarezzandole la guancia – la tempia – i capelli con la mano libera…

-Non saranno… esagerate, queste smancerie, da parte tua?

Il Mago non sa se ridere, o…

… Le parole della Consorte lo divertono

E, al tempo stesso, lo feriscono.

“Non dovevo lasciarti sola”, pensa. “Non dovevo.”

-Dai, smettila di crucciarti. Non m’hai abbandonata; semmai, son io che troppe volte ti lascio solo.

-Come…

-Sciocco,- ribatte la Consorte mentre replica le carezze del Mago, pur con flebili tremolii -sei un libro aperto per me, dovresti saperlo. Ma non t’illudere che una volta guarita mi porterai sempre dove piace a te:

comprendo la Solitudine della tua Oscurità,

ma io sono io, sono la tua Consorte!, non una tua famula.-

Sentendola parlare così, il Mago concede libertà ad un sorriso –Vedo che stai molto meglio…-, benchè sia un sorriso appannato, tenuto al guinzaglio da fumose apprensioni. Lei riconosce anche ciò.

-Che t’hanno detto i dottori? Sii sincero… sai quanto divento rompipalle se non mi dici tutto…

Il Mago preferirebbe tacere, ma… si conoscono troppo bene…

-… è venuto fuori che…- … Ciò che deve dire fa fatica ad uscirgli di bocca – parola più ruvida e pesante d’un macigno – ma deve

-… un TUMORE.

Per qualche istante lei tace, impegnata ad ammantare emozioni inquiete di sacrale compostezza. Poi, replica:

-Guarda un po’… Una Sincronicità Nera, dopo tanto tempo? Beh, c’è sempre una spiegazione logica: il mio ambiente di lavoro è più esposto a certi… acciacchi. Ma non m’hai sempre detto che io, volendo, ne sarei stata immune?

-Non… non sei ad uno stadio così avanzato. Ho già teso le mie reti, attivato i miei canali: anzitutto avrai le migliori terapie,  poi

-Aspetta.

-Sì…- attende il Mago a fil di voce,

intuendo cosa sta per chiedergli ora:

-L’ultima Allieva che m’hai mandato… Non era come gli altri Allievi, dico bene?

Il Mago flette lo sguardo, poi l’erge di nuovo per darle garanzia di sincerità:

-… dici bene.

 

 

-Dimmi la verità: ultimamente pensavi alla tua prima Allieva?

Così la Consorte continua ad interrogarlo, con quello sguardo accigliato che il Mago conosce troppo bene. Non ha mai mentito a quello sguardo, né mai gli vuol mentire.

-Sì. E con quest’ultima Allieva… volevo andare oltre i soliti errori.

-Capisco…-, sibila la Consorte, che non smette d’accarezzargli il volto pur ispido -… capisco… ma io vedo molte altre cose dietro tutto ciò – dietro ciò che mi sta accadendo ora… giacchè so benissimo che

LA TUA STIRPE S’ANNOIA FACILMENTE.

Ti stavi annoiando di me?

 

Sincero, -Qualche volta… m’annoio del nostro Paradiso.- così le risponde. -Non te l’ho mai nascosto. Ricordi quella poesia che scrissi di getto tempo fa?-

-Sì, ricordo. Diceva…

 

 

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