Veste un abito Nero scintillante

SUCCINTO

Non è il Mago,

È una donna mai vista prima – no, no, l’ha già vista da qualche parte, invece!, ma dove?...

 

Fresca, provocante, tintinnante di gioielli, incede con sfrontata sicurezza,

Piantandole addosso occhi neri sormontati da una linea di trucco decisa;

Ancheggia, martellando a ritmo marziale i suoi irti tacchi sul pavimento;

La sua generosa scollatura oscilla fedele a quel ritmo,

Fermandosi solo quando le labbra, dipinte di vivida porpora, si dischiudono:

 

-Entra pure, caro…

E, a quel comando, un maschio nerboruto dai muscoli e dal pizzo vichingo entra,

Gravato dal peso d’un baule enorme.

 

La donna solleva una mano, calzante un nero guanto di velluto; lo sfila,

ammiccando, denudando, per la gioia del suo accompagnatore,

dita curate/affilate, con cui prima s’aggiusta il ciuffo viola

che spicca fra la sua nera chioma delimitandone la fronte,

E poi

Accarezza il volto di lui che, ansimante, le si è avvicinato:

-Sei stato gentilissimo ad aiutarmi… Ora, posa qui il baule… Così… Bene… Ora dovresti andare… Non preoccuparti… Ti… ricompenserò, dopo, lo sai…

 

Infine, lo congeda con un  occhiolino lascivo.

 

Appena rimangono sole, l’Allieva ricorda dove ha visto costei!:

-C’eri anche tu, in Discoteca, l’altra sera…?

 

Ed una risatina conferma l’esattezza dei ricordi dell’Allieva.

Quindi la donna, facendo sfumare un pigro saluto nell’atto di sfilarsi il guanto nero che fascia l’altra mano, va subito al sodo:



-Per un po’ il Mago non potrà farti lezione.

Al suo posto ci sarò io, tegame.

-‘Tegame’?

-‘Tegame’, sì. Non badarci: per alcuni sarebbe un insulto dialettale, ma io lo uso

come appellativo affettuoso

 

-Ma… dov’è andato il Mago?-, l’interroga l’Allieva,

con apprensione mascherata quanto piu possibile …

 

 

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