Le è già stato spiegato che
Non ha confini definiti, ma l’occhio
allenato ne può distinguere la struttura:
una gerarchia rigida e ripidissima di
quartieri
· i lussuosi quartieri residenziali dei
Politicanti, formati perlopiù da ville ed attici densi di storia,
magnificamente restaurati a pubbliche spese;
· i quartieri residenziali di segretari,
impiegati e portaborse, solitamente condomini dignitosi ma poco più che
modesti;
· i vizzi, compressi, labirintici quartieri
degli uffici.
In questi ultimi l’Allieva s’inoltra alla
ricerca dell’Impiegato Ministeriale, forte del suo nome, che lei esibisce con
sicurezza mentre chiede informazioni.
Finalmente viene indirizzata verso
l’ufficio giusto:
si slancia sulla porta (solita porta
d’ufficio, scarna, logora, in compensato, inchiodata da una targhetta fitta di
nomi – sì, c’è il nome dell’Impiegato!), afferra il pomello
-Signorina, deve prendere il posto in fila!-,
le intima una vecchina facendo tintinnare sul pavimento la punta d’un
ombrellino da passeggio, severa.
Solo allora l’Allieva s’accorge che la
porta è gelosamente insidiata da un lunghissimo Serpente a Sonagli di cui la
vecchina è coda: “La solita FILA, cazzo”, una di quelle lunghissime file
agli uffici che durano giorni, su cui suo padre, ogni tanto, si lasciava
sfuggire le prime parolacce che lei imparò da bambina.
A malincuore, non sapendo far di meglio
per adesso, l’Allieva accetta d’essere parte del corpo del Serpente, facendosi
animo coi suggerimenti lasciatile dal Mago nell’ultima lezione:
“-Se accetti d’andare laggiù, la tua
pazienza verrà messa a dura prova. Non sarà un esercizio facile. Rammenta che
le File agli Uffici sono ARMI
PSICOTERRORISTICHE
fatte apposta per SCORAGGIARE, AVVILIRE,
CONSUMARE la gente comune.
D’altra parte, l’attesa in fila ti
consente di MEDITARE, raccogliere i tuoi pensieri e conoscere meglio ciò
che ti circonda! Dunque,
RESISTERAI?-”
“Oh, sì” pensa lei “resisterò eccome!”,
e si sente come se quel pensiero fosse un cane rabbioso che fa scappare il
tempo più velocemente – miracolosamente, il Serpente scorre in fretta, ed
incombe finalmente il suo turno: ora lei ha tutto il diritto d’afferrare il
pomello della porta, protende su di esso le mani
-Eh, no, signorina- tuonano alle sue
spalle un paio di voci nuove –Ci dispiace, ma noi avevamo fissato un
appuntamento giorni fa, ed abbiamo la precedenza-
Ed il padrone d’una delle voci, un tizio
pallido, oblungo, giacca grigia e formale, le taglia la strada imperiosamente
per conquistare l’ingresso all’ufficio.
Basita, lei non sa come reagire – allo
sbigottimento subentra la collera! – ma la collera è incatenata stretta
da un sentimento d’inferiorità, d’impotenza
Al che le viene in mente:
“E se tentassi una MAGIA?, anche se il
Mago non m’ha ancora insegnato?
Forse, recitando una Formula… esprimendo
intensamente il mio Desiderio…
FATEMI ENTRARE, forza…
FATEMI ENTRARE…
FATEMI ENTRARE…”
Ma per quanto lei insista, non arriva MAI
ad afferrare il dannato pomello di quella porta!,
perché c’è sempre qualcuno pronto a
scavalcarla, col solito pretesto dell’appuntamento,
ANZI!, sembra quasi che
Più lei esprime il suo Desiderio, più il
Desiderio si rifiuti di realizzarsi!,
finchè lei SI STUFA!, e fottendosene di
tutto s’avventa con rapace decisione sul pomello,
ci riesce!, apre!!, si scaglia
dentro
senza che nessuno la ostacoli!, e
in quell’istante rammenta l’ultimo fugace
suggerimento che il Mago le aveva dato:
“Non otterrai mai ciò che desideri solo esprimendone
il Desiderio
(come sperano
scioccamente i pigri e i deboli!)
Ma solo mettendo
in moto la Volontà di ottenerlo!”
Ma non fa in tempo a godersi il trionfo
della sua nuova comprensione, che
-Ora faccia in fretta, signorina-, con
voce fintamente incolore, la fredda subito la voce d’uno degli Impiegati
presenti.
Sarà la voce dell’Impiegato che cerca?
Si guarda intorno, e la prima cosa che
nota è la sgualcita economica tinta bianca di cui le pareti dell’ufficio sono unte.
La stessa tinta bianca di Scuole, Ospedali e Prigioni. Un Bianco che frena
ed esaspera le anime?
Intanto, il suo sguardo cala di quota,
incerto – su quale scrivania atterrare?: sono tutte uguali!, tutte ghermite
dalle stesse cataste di pratiche, dagli stessi terminali ronzanti –
Infine, si fa animo a proclamare: -Devo
parlare con l’Impiegato Ministeriale *****…-
… e, così facendo, s’avvede che
tutti sollevano il capo dalle loro scrivanie, con una gamma d’espressioni che
spazia dal sollievo per non essere i convocati al fastidio per la distrazione
opposta dal proclama dell’Allieva…
Tutti, tranne uno, che sembra quasi
cercare un nascondiglio dietro le cataste da cui è incalzato… ma il suo fisico,
pur curvo, non è abbastanza minuto, e ciò dà ancor più nell’occhio
dell’Allieva, che decide d’avvicinarsi
proprio a costui;
ma prima che lei apra bocca
-ANCORA? Quand’è che lui mi lascerà
finalmente in pace?!-, le sbotta l’Impiegato sollevando il capo bruscamente.
È chiaro che non è entusiasta del
Mago. Per niente. Ma non era un ‘vecchio amico’?
Poi continua, con voce molto più bassa,
facendole gesto di mantenere il suo stesso volume:
-Perché continuate a seguire quel…
quell’essere? Non sapete che quelli come lui portano merda? No, certo,
lui non vi dice nulla… finchè non è troppo tardi…
-Che vuole dire?-, domanda lei, affatto
intimorita, anzi, incuriosita, se non addirittura provocata.
-Me lo chiedete tutti. E non mi credete
mai. Te l’ho detto, porta merda! Io gli faccio favori solo per tenerlo
buono…
Io ho visto coi miei occhi certi… incidenti, dicono!...
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