C’erano una volta due fratelli, il Maggiore dei quali era un Mago, che vivevano insieme.

Non so dire, a causa delle mie idee sui Demoni (ne parleremo presto!), se/come si volessero bene;

ma è sicuro che un tempo erano convinti di volersi bene a vicenda.

 

In particolare, il Fratello Minore mostrava quasi un’adorazione verso il Maggiore che

Lentamente, costantemente, silenziosamente, come ogni buon Mago stava incidendo i suoi incantesimi sui fianchi del mondo

ed iniziava a raccoglierne i frutti.

 

Sempre più spesso, dunque, s’assentava da casa per cogliere e godersi i frutti che aveva seminato

Mentre il Minore, che restava ad aspettare dentro quella casa, si lamentava di quella solitudine per lui nuova

Prima sommesso,

poi indispettito,

infine furioso.

 

Osservava il Maggiore entrare ed uscire a suo piacimento per dedicarsi a svaghi misteriosi che a lui, in quanto Minore, sembravano negati.

Conobbe i Demoni dell’Invidia e della Gelosia in quei momenti? Non so dare una risposta. So soltanto che

Il Minore cominciò a protestare col Maggiore. Gli rinfacciò che

non era presente come avrebbe dovuto,

che avrebbe dovuto assumersi più responsabilità sulla casa che condividevano,

che approfittava d’una casa che in pratica non era più casa sua. E si spinse al punto d’apostrofarlo: PARASSITA.

 

Il Maggiore, dal canto suo, provò

prima sorpresa,

poi tedio,

infine sdegno per le lamentele del Minore.

Gli rinfacciò che

anche lui avrebbe dovuto farsi una vita propria, smettendo di star fermo a contemplare la vita degli altri

con la pretesa che pensassero gli altri a riempire i suoi vuoti,

che, visto che stava dentro quella casa per molto più tempo, ne era responsabile in proporzione maggiore,

 

e, soprattutto,

l’ammonì a causa degli oggetti personali che troppo spesso scomparivano e ricomparivano nelle proprie stanze

perché il Minore se ne serviva

ritenendoli, in quanto Fratello, proprietà anche sue.

(queste sciocchezze erano malafede, dispetti simili a quelli che donnette separate in casa spesso infliggono ai loro quasi-ex-mariti? O erano un tentativo, per quanto maldestro/infantile, di restare vicino al Maggiore

Che sempre più, come chiunque, s’allontanava per il sentiero del proprio Destino?

Non so dare risposta nemmeno a questa domanda. Ma posso dire che)

 

ci furono urla,

poi pugni,

infine SILENZIO.

 

Giacchè il Maggiore non tollerò d’essere chiamato parassita da qualcuno che,

anziché vivere una vita propria,

pretendeva di vampirizzare le vite altrui

- o almeno, così ormai gli sembrava -

 

Mentre il Minore non vedeva più in suo fratello altro che

una Bestia gelida, calcolatrice, altezzosa, insensibile,

incapace di toccare le vite altrui con carezze calde e confortanti

- o almeno, così ormai gli sembrava -

 

E in silenzio da quel giorno

ognuno si trascinò dietro

questa convivenza sempre più riluttante;

 

solo il Minore rompeva il silenzio ogni tanto

esplodendo nelle solite recriminazioni:

-Mostro. Ipocrita. Insensibile.

Non sei mai dentro questa maledetta casa, tranne quando parassiti stanze e letti per i tuoi amici e le tue donne,

ed allora pretendi persino di sbattermi fuori, stronzo!,

senza un briciolo di cuore per le disgrazie/ingiustizie a cui m’ha condannato

un Destino crudele che m’ha fatto nascere dopo di te;

tu e tutti i tuoi compagni (non uso la parola ‘amici’!) prosperate senza degnare d’uno sguardo i nostri patimenti - anzi, li scansate come marchi d’indolente inferiorità!

Mostro. Ipocrita. Insensibile.

Un giorno te ne pentirai!

 

Violenti sforzi d’imporre un punto di vista, ma anche

ultimi maldestri tentativi di comunicare

 

A cui il Maggiore, silenzio incalzato fino all’esasperazione, reagiva con esplosioni non meno violente,

rinfacciandogli che

-Sei tu, Minore, il vero Parassita!

Continui a restare per molto più tempo dentro questa maledetta casa

senza aver ancora una vita tua,

vivendo solo una mezza vita appoggiata sui rottami di vite altrui

giacchè hai sviluppato il vizio d’accompagnarti con mogli di altri uomini, madri di figli d’altri uomini, e compagni (non uso la parola ‘amici’!)

con cui spartire lacrime per le disgrazie/ingiustizie a cui vi ritenete predestinati,

con cui spartire rancore contro coloro che, per primo io, eh?, prospererebbero senza degnare d’uno sguardo i vostri patimenti, anzi, scansandoli come marchi d’indolente inferiorità!

E sei davvero indolente! Parassita!!

 

Chi aveva ragione, mi chiedi ora?

Oh, che importanza ha sentenziare su chi ha ragione,

quando ognuno è fermamente convinto della ragione propria?

 

Infine, il Minore augurò al Maggiore MORTE

Ma forse erano già morti tutti e due.

 

Questa parabola non ha conclusione certa:

ciò che conta è il suo senso. L’Oscurità s’annida, sboccia e prospera anche/proprio nei legami più antichi e stretti

 - forse talmente stretti da farsi soffocanti? -:

solo uno stolto lo negherebbe,

solo uno stolto vanterebbe d’esserne al sicuro,

solo uno stolto vanterebbe d’averne l’unica definitiva cura.

 

 

Per giunta, questo, della più Nera Oscurità, è ben pallido assaggio

Rispetto a ciò che devi impararne

Da qualcuno molto peggiore dei peggiori Maestri

che nel vano tentativo di sottrarsi al morso famelico dei loro Studenti

finiscono per strappare se stessi in due o più pezzi

diventando sempre più dannosi.

 

-C-che… che vuol dire?-, balbetta l’Allieva, ora confusa…

 

 

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