Ma con quale disgustosa arroganza ambirei a fare di te la mia – come dicono certi dialetti di giusta prosaicità – ganza? Se mai tu dessi retta a quest’ultimo delirio (e non lo credo) farei del male a te, alla mia Consorte, a coloro che tu ami, e persino a me stesso. Benchè…
… una relazione erotica, gestita con consapevolezza cauta e raffinata, forse sia possibile, e potrebbe essere addirittura una stupenda opportunità di crescita ed arricchimento reciproco di cui beneficerebbero, oltre a noi, anche tutte le persone care che ci circondano – a dispetto, spero, degli ostacoli opposti dalla miope miserabile moralina borghese.
E così ho scritto questa roba – non tanto per turbarti, quanto per coltivare una siffatta relazione, mostrandoti il meglio/peggio della nostra natura.
(Tuttavia, non mi faccio illusioni – non per me stesso, almeno: io faccio solo quel che devo fare affinché tu padroneggi la pienezza del tuo potere, e non cada nelle sue trappole. E lo faccio perché non posso, né voglio reprimere ciò che il tuo INCANTESIMO sta risvegliando in me; lo faccio per trovare finalmente un’alchimia che, senza avvelenare nessuno, transmuti in oro ciò che provo… giacchè la sua Bellezza, nel suo stato attuale, è sempre più spesso lancinante, e disperata, e mi consuma. E non m’illudo, appunto, di trovare quell’alchimia, no. Al massimo ricaverò uno sputo d’effimero sollievo dalla tua felicità. ‘Fanculo la redenzione!
Ed ecco, solo per un po’ lascio da parte
la mia nota spavalda ‘saggezza’, giusto per dirti che… che ho riflettuto su
poche volte in cui ho ceduto all’impulso di cercarti, ma tu m’hai ignorato. Non
vi sarebbe nulla di strano, capita; ma la mia mente è partita alla deriva,
risucchiata dalla paranoia di confrontare serratamente ogni tua reazione a me –
imbarazzo, gelo, formalità, silenzio. E neppure in ciò sarebbe nulla di
strano, per
Così, ho ripensato la mia / nostra natura…
M’è accorso in mente l’esempio d’una Studentessa avente tutti i sintomi d’una cotta per me (non alludo a tue reali conoscenze!) – normalissimo, rientra nelle statistiche. Più che altro mi trasmette un senso di tenerezza velato di lusinga; e, se ben indirizzata, questa sua deliziosa carica erotica potrebbe potenziare a dismisura il suo rendimento scolastico, la sua conoscenza, la profondità della sua anima – proprio come faceva la buona vecchia παιδεία greca! Ma, da Nerissima Troia che sono, una parte di me si diverte a stuzzicare la pargola, a provocarla, a spingerla subliminalmente a starmi dietro, giusto per alimentare la mia autostima, la mia viscida predisposizione a manipolazione e controllo, la mia contorta lussuria. Se s’avvicina troppo, la respingo; se non s’avvicina affatto, la strattono a me con ringhianti fili invisibili – per ribadire chi domina la sua anima.
Solitamente, il gioco s’esaurisce per noia e sfinimento, nel giro di settimane o al massimo mesi, tra mute lacrime di frustrazione e gelido sprezzo – nel migliore dei casi. Nel peggiore, lei rimane prigioniera d’una tossicodipendenza spirituale – in altri termini, ne ho fatto una famula in ansiosa attesa d’appagare il mio capriccio, pronta a fare pazzie.
Questo è un esempio di ciò che
rende pericolosa
Son cose che di certo intuivi già; il difficile sta nel metterle a nudo, tirarle fuori dall’Abisso del nostro inconscio, esporle alla consapevolezza ed al pubblico giudizio. Ti domando: Tu sei forse diversa? Mi hai o non mi hai ripagato della mia – NOSTRA stessa moneta?
Ora, credo che la risposta all’ultima
domanda sia affermativa – e mi starebbe bene. Dovrei dunque andare
avanti per questa rabbiosa/voluttuosa strada – e lo farò, sta’ tranquilla:
so fin troppo bene di piacere non per le mie paranoie, bensì per il mio
talento nel fare annusare i fiori del Male, nel farne assaporare ogni
più minuta, sofisticata, inebriante sfumatura… Male che è anche e soprattutto dolore:
che sciocchezza, accarezzare la tentazione d’escluderlo dalla mia esistenza,
mutilandone
Se poi il dolore fosse troppo per questo minuscolo spirito squarciato, saprei ingannarlo con droghe e palliativi infiniti. A questo proposito, sai?, dovresti provare disgusto per me. Voglio confessarti che, nei neri momenti in cui ho cercato disperatamente sfogo, sfogo da te!, per non perdere il dominio della mia anima, non mi son potuto trattenere dall’
evocare Succubi a tua immagine,
voluttuosi fantocci nel cui tramite
fantasticavo d’ ‘infliggere castighi
alla tua carne gioiosa’.
Ma erano solo ciò che la disciplina nota come Qabbalah chiama Qlippoth, ‘gusci’… gusci vuoti. Emozioni intense, sì, roventi, sì!, ma pur sempre allo sbando, sciocchi Demoni randagi privi dell’anima in cui avrebbero avuto senso, ruolo, pace. Demoni buoni, al massimo, per animare le carni di famulae d’occasione e farne l’equivalente mistico di bambole gonfiabili!
Hai mai provato il piacere privo di gioia – al massimo, accompagnato da una vanità compiaciuta ed effimera – ?, hai mai saggiato nelle tue carni l’estensione del Baratro che spesso separa l’Orgasmo dall’Estasi? Io sì – fin troppe volte. E mai abbastanza. Cos’altro dovrei fare??
Forse potrei dire razionalmente a me stesso, esaltandoti, che tu sei saggia, forte, santa nel guardarti bene dall’abbassare la guardia con una viscida troia come me: troia troppo sincera col suo Abisso e perciò incapace di riservare cazzo e pensieri, esclusivamente ed ipocritamente, a quella gran fica della sua Consorte. O potrei ringhiare beffardamente a me stesso, avvilendoti, che tu sei stata una straordinaria troia nel riuscire a toccarmi, e che persino in quest’istante ti sentirai un casino appagata nella tua infantile vanità, mentre continui a farti sbattere e riempire dall’uccello, non dubito, durissimo di quel fortunato sfigo da quattro soldi con cui ti sprechi e degradi ridicolmente, divinamente. O potrei ammonire me stesso del fatto che il suono esotico di certi miei paroloni ti lusinga o diverte ma rimane troppo lontano da te – forse perchè devi ancora imparare cose che magari non imparerai mai; o forse perché io non so avvicinarmi a te, a nessuno, tranne quando bluffo allo scopo di sfogarmi fottendo. Potrei semplicemente scaraventarmi in faccia l’evidenza del fatto che, in fondo, di me non te ne sbatte più un cazzo.
Ma per quanto giustifichi, sbraiti,
consoli, dentro me qualcosa rimane spezzato, e non trovo niente e
nessuno che possa ricomporlo. Ho persino sperato che, in qualche modo, potessi
tu, tu che ne sei stata causa inavvertita, ma evidentemente mi sbaglio.
Evidentemente il mio Destino è quest’Inferno. Mi
credi se ti dico che a volte un genocidio non basterebbe a scaricare
tutta la mia frustrazione, tutta l’ira per le beffe che
E sento da sempre che, quantunque giungessi mai alla vetta acuminata delle mie Possibilità, la pagherò con la disumana Bellezza della Solitudine – prigioniero d’un Linguaggio, d’una Conoscenza, d’un Sentimento troppo sofisticato ed alieno ed inquietante per gli altri esseri umani. La mia Consorte? Creatura luminosa, ascolterà volentieri tale mia Oscurità, in parte potrà addirittura lenirla, ma non la condividerà mai – per il suo stesso bene. Lei non desidera/È altro che il Paradiso, l’impermeabile balsamica esclusiva intimità d’un focolare al crepuscolo. Continuerà a sorridere delle mie scorribande senza parteciparvi mai, ammonendomi di non esagerare.
I miei Fratelli? Loro berranno volentieri l’Oscurità che sgorga dalle mie piaghe, ed io berrò la loro, ed insieme, un giorno, cambieremo tutto – ma dell’Oscurità loro bramano quella parte che è riscatto, successo, gioioso furore: di quella sua parte che è antico viscerale tormento vogliono solo sbarazzarsi.
Tutti gli altri? Oh, gli altri son bellissimi giocattoli. La loro incomprensione ed ignoranza mi sfida da decenni a trovare un contatto fra me e loro, a fare breccia nei nostri reciproci muri; ma troppo spesso loro non riescono proprio a fare a meno di quei muri – trovano l’Abisso mio e loro nauseabondo, insopportabile – si trincerano dietro morali e/o svaghi vuoti/ipocriti, mi temono, mi odiano, finendo per farsi ricambiare – finendo per farmi pensare che, se il nostro Dio s’è fatto beffa di noi con una pagliacciata d’esistenza gremita da schiamazzi di feccia banale, allora tanto vale farsi due risate fottendo a morte ben bene questa feccia – e chissà che all’improvviso non accada un miracolo, e riusciamo ad… abbracciarci tutti… chissà. Perlomeno, ci sono ancora i più giovani… il mondo di speranze, di possibilità che incarnano… forse loro, una volta potenziati col software spirituale che io installo, potrebbero scoprire il modo di vincere questa mostruosità… ma loro sono liberi, com’è giusto che sia, liberi anche e soprattutto di mandarmi affanculo e di fottersi.
Eppure, passando così i giorni che mi toccano, io avrei potuto sopportare tutto di buon grado…
… se solo non avessi mai incontrato TE. Così dolce e feroce, così fragile e forte, così brillante ed oscura, così vicina e così tanto, troppo, terribilmente LONTANA. Se solo tu fossi rimasta una Fantasia mai incarnata da un grembo d’umana madre. Oh, io venero/pugnalo quel grembo!
Sempre più isolato e torturato da un Oscuro Sentimento che tu presagisci, un Sentimento a cui non so opporre argine o confine, ho spesso fantasticato – già da prima che tu nascessi – che mai avrei potuto condividerlo con altri che il fantasma di te, e stupidamente mi sentivo come se tale Fantasia fosse la mia unica via d’uscita, il mio unico sollievo…
… ma ciò che credevo fantasma s’è rivelato profezia,
ed ora che questo Sentimento non può più rassegnarsi alla menzogna della tua inesistenza,
ora
talvolta mi forza a libare vittime e bestemmie e lacrime insensate alla tua muta impossibilità.
Potessi dimenticare me stesso.
Potessi dimenticarti.)
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