Talvolta mi chiedesti maliziosamente in dono un peccato. Non accettai subito che per te potessi essere peccato io stesso, né che per me potessi esserlo tu.

Ma ormai tu mi conosci abbastanza da intuire che io

non nego le mie tentazioni,

non rinnego i miei peccati,

non piagnucolo mendicando redenzione.

E, nella mia follia,

sono pur sempre convinto che nel farci incontrare il Destino c’abbia fatto un Dono unico e gravido di conseguenze epocali (diamine!) – benchè vada maneggiato con la stessa riservata cautela con cui si maneggia la nitroglicerina.

Con questa cautela, voglio qui sancire (SANCIRE, non cominciare: di fatto questa relazione fra noi c’è già)

una relazione erotica con te.

Erotica, dico, e NON amichevole/romantica/sessuale. Strada facendo ti chiarirò cosa intendo.


 

Ora,

Ti rapirei in un giro turistico

Attraverso gli sfregi che la storia

Incide nei ventri delle città

Con il solo scopo di esplorare

emozioni.

Di quelle emozioni irrigherei

La tua anima assetata, ma non

Ti deruberei di baci o amplessi…

Anzi,

Offrirei il mio sangue ai tuoi capricci

Impetuosi e prudenti – coi miei li

Intreccerei e, mai sazi, potremmo

Studiarli insieme, con minuziosa

Voluttà, ansiosi di riprodurli

Più e più sofisticati, ascendenti

Su un irto Calvario di Estasi!


 

Forse, ho delirato, il Destino vuol ‘solo’ che tu sia il MIO ultimo supremo Peccato, mentre in cambio io potrei essere il TUO primo vero Peccato – nonché la tua Consapevolezza. E talvolta il delirio s’è spinto persino oltre…:


(torni indietro?)


(INDICE)


 

 

 

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