La notte, intrisa d’incubi vischiosi, s’ostina a non passare. Le braccia del Mago avvolgono il corpo flessuoso della sua Consorte, sibilante melodie di vittoria per l’ennesima guerra dei sensi.

Con istintiva sapienza lei aveva mescolato contrazioni tantriche al terrificante incantesimo

-/Chiudi gli occhi, amore mio, ora siamo qui con te tutti e DUE – io e lui – oppure io e lei – senti i NOSTRI baci, le NOSTRE carezze, i NOSTRI morsi – purificati da NOI, per poi SANTIFICARCI – giacchè un giorno CI RIUSCIRAI – noi crediamo in te – noi ti amiamo – io TI AMO/.

Ancora oggi, lui ha PUDORE di dirle quanto l’ama. È troppo bella, con quegli occhi di muschio fiammeggiante, quel seno generoso/esigente, quella mente colorata e guizzante.

Lei sola riesce ad alleviare un po’ il suo fardello. –Non devi preoccuparti-, gli dice spesso. –Non hai colpa d’essere così. Sei BELLISSIMO così. Però, bada: se permetti a quell’altra o altro di prendere il posto che è solo mio,

/TI STRAPPO LE PALLE!/-

Lui sorride di questo ricordo, sorride dell’ironico-perentorio incantesimo rivelantesi, nei meandri contorti della mente, attraverso l’immagine vivida dei suoi testicoli strappati. Immagine truce, eppure stranamente amorevole e protettiva.

Lei, bella, perfetta, lo frena dal fare cazzate – dal fallire il proprio esame. Un po’ lui la ODIA, per questo.

Lei è immune alla sua Aura Oscura. Purtroppo – lei stessa lo sa – ne è pure impermeabile. L’Oscurità di lui sfugge, si dilegua al cospetto di lei,

del suo leonino fulgore, giacchè

lei è creatura del SOLE, creatura dell’antico dio APOLLO…

{Ci sono parti del Mago che lei non può toccare,

giacchè sfuggono alla sua luce. Né possono toccare lei senza che la sua fiamma le annienti.

Le annienterebbe senza giudicare, senza condannare, sorridente – lei èPur divertita e compiaciuta dell’Oscurità del Mago, non la condivide. Le scorribande del Mago sono per lei poco più che distrazioni infantili. Sotto il Sole c’è spazio solo per le cose serie.

Pertanto, non si possono toccare:

l’abbraccio del Mago Nero

denudato della propria Oscurità

è l’abbraccio d’un fantasma.

Talvolta lei se ne lamenta sommessa, accusandolo d’essere altrove,

là dove la sua Oscurità si rifugia.

Eppure, lei ha fiducia!: “-Un giorno CI RIUSCIRAI-

… sì, te lo GIURO: un giorno riuscirò a TOCCARTI,

quel giorno pianto/ambito in cui il mio tocco

cesserà d’infettare e corrodere”.

Lo giura a lei,

per l’ennesima volta!, e per l’ennesima volta

lo giura alla sua antica Allieva,

lo giura alla sua ultima Allieva,

lo giura a TUTTI i suoi Allievi,

lo giura a SE STESSO.

 

La sua preghiera più autentica.

 

Ma poi la Speranza gli si palesa per l’ennesima volta come un inganno infantile,

come USTIONE d’alcool gettato sul sangue vomitato da uno squarcio profondo di pugnale, e

non è più sicuro

Cuore e ventre gli dolgono, il sonno gli si nega, e

sogghigna,

GODE!:

riconosce nell’Insicurezza, nell’Ansia, nella Speranza stessa!, l’ennesimo amplesso dei propri DEMONI.

Se ne sente terribilmente vivo, AFFAMATO, IRREFRENABILE! Sente che la sua vita è piena,

mica la miserabile sopravvivenza di tutti quegli sfigati là fuori!,

vita piena e sincera,

e sente con quanta terribile Potenza la sua FAME incide i percorsi del Destino!

Non si fermerà!

Il suo tocco fotterà e distruggerà, giacchè questo è il suo GENIO – è il suo INFERNO.

 

Afferra, impasta con presa ferma le carni ancora madide della sua Consorte

che commenta, maliziosa, a fil di voce:

-… Contavo proprio che sarebbe stata una luuunga notte…

 

 

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