Passata un’eternità,
fa ritorno alla medesima Aula in cui aveva
abbandonato la sua Allieva. Ora,
il Mago maledice se stesso,
maledice la speranza che troppe volte
s’è fatta beffa di lui,
blandendolo con visioni di Allievi ed
Allieve
che hanno superato l’esame
a pieni voti.
La maledice per come gli fa battere il
cuore
Per poi pugnalarlo
Col vuoto tagliente d’una stanza,
di un’intera
esistenza.
Eppure…
C’è un lume fioco là dentro. “Non l’ho
acceso io.”
Il cuore non può impedire a se
stesso di battere più forte, più forte.
La mente si prepara alla fitta d’una pugnalata
più violenta di tante altre.
Lentamente, una nera sagoma umana si
frappone tra il Mago e quel lume. Va incontro al Mago. Gli si ferma davanti, vicinissima.
È l’Allieva. È rimasta.
Dunque, “Ora viene
-… Allora?-, le domanda il Mago con
costruita placidità, abbozzando un sorriso.
-… Ora me ne andrò. Son rimasta ad
aspettarti solo per dirti che m’hai delusa. M’hai ingannata!,
viscido…
-Solitamente,- interrompe il Mago con
placidità immutata, -Dopo un simile trattamento scappano tutti via. Dimmi la
verità: ti sono passate le visioni di cui t’ho infettata?-
L’Allieva flette appena il capo, abbassa
gli occhi… inizia a tremare…
-Interpreterò il tuo silenzio come
un NO. E dimmi: le mie turpi carezze t’hanno dato solo nausea e disgusto,
oppure, nella nera solitudine in cui t’ho abbandonata, hai scoperto che ti… piacevano?
-TACI!-, esplode l’Allieva!: -La tua voce…
quel tono!! Non voglio sentirlo mai più!!! Vigliacco! Smettila
d’approfittare della mia debolezza, della ferita che m’hai inflitto!!!-
-Non ho neppure iniziato ad
approfittarmene. Almeno ascolta…
-AAAHHH!!!! Tu ti prendi gioco di me!
BASTA!!!
Il Mago adagia una
mano sul volto morbido, ardente, dell’Allieva. Sente sfuggire all’Allieva una
scarica di brividi che la squassano come frustate, e SA che il
momento della verità è imminente. Afferra il mento dell’Allieva, accostando
le proprie labbra alle sue, le sussurra:
-Cosa desideri veramente?
ed… è sul punto di… baciarla?,
ma lei SI RITRAE! L’Allieva si sottrae al
Mago, al suo torbido amplesso, con uno strappo violentissimo!, incespica, cade
a terra, si rannicchia convulsa, piange a dirotto, urla
–LIBERAMIIII!!!, questo NON È
GIUSTO, è una MOSTRUOSITÀ!!!, TI PREGO!!!...
-Hai ragione tu, φιλτάτη
μου. È mostruosità.
Ma devi sapere che DAVVERO io NON POSSO LIBERARTI: l’Incantesimo che t’ho
lanciato serve a RIVELARE I VERI MAGHI NERI. Se tu non lo fossi stata, avresti
vomitato via l’Incantesimo da un bel pezzo.
Ora tu conosci la tua VERA FAME DI ME.
FAME PER
Ma le hai resistito, e l’hai
riconosciuta per ciò che è veramente: ebbene, sappi che
alla Bestia non è dato essere sazia,
ma la Fame della Bestia
è il marchio della Perfezione,
e piccole vittorie contro se stessi
possono essere il segreto
di grandi vittorie contro il mondo.
-Tu mi BLANDISCI!,- ribatte l’Allieva,
-Sì!, per ora provo DESIDERIO!, ma provo al tempo stesso DISGUSTO!,
disgusto DI TE E DI ME per ciò che m’hai fatto desiderare, MALEDETTO
VISCIDO VECCHIO!!, e so con certezza che QUESTO NON È SANO AMORE!!!
-Bene,- continua il Mago: -ORA SAI
CIÒ CHE SO IO. E sappi: TU STAI SENTENDO LE STESSE COSE CHE SENTO IO. Ogni
istante della mia abominevole esistenza. Senza filtri. Senza amichevoli
concilianti romantiche illusioni. Pura incandescente Sincerità.
Non era proprio ciò che volevi?-
-Ll… la Sincerità è… è… insopportabile…
-Lo so. Ci brucia e raffina
al suo fuoco, fino all’ultimo istante.
T’illudevi e
crogiolavi e rassicuravi che io fossi disponibile ed inoffensivo,
che la mia Oscurità fosse mansueta,
inerte, al massimo superba di ricordi d’antichi misfatti
– ma l’Oscurità non dorme mai.
Possiamo dormire in Essa; ma Essa non
dorme mai in noi.
Eppure, sappi che non approfitterei mai di
te. Non sarebbe una sana Relazione Erotica. Ma soprattutto- il Mago studia le
membra distese dell’Allieva (non più accartocciate/convulse, ma visibilmente placate,
o quasi) –Sappi che tu hai superato questo esame. Sei Nera come me,
e se lo desideri la tua istruzione potrà continuare.-
L’Allieva rimane a terra, disponendosi a
sedere, distante. Trafigge il Mago con uno sguardo diffidente, indagatore.
Secca, gli domanda:
-Non è che… si tratta solo… d’una scusa
per fottermi meglio?
-Ciò dipende solo da
te. Persino tu potresti tentare di fottermi, sai? Se tu ci
riuscissi, sarei IO a non superare l’esame. E la nostra Stirpe è
sotto esame finchè vive. Credimi, credimi!, non avrei mai voluto che tu
condividessi questo Destino; ho pregato la nostra capricciosa Divinità
che c’allontanassimo l’uno dall’altro, invano! Ma ormai sei in gioco,
in un gioco terribilmente serio.
Ora- conclude il Mago, puntando l’adunco
indice destro verso una catasta di volumi soffusa del freddo chiarore d’un
monitor di computer –Lì sta parte del materiale che dovresti studiare.
Bene, ritorna a casa tua: domani mattina, continuerai la
tua istruzione e potrai far tutte le domande che vuoi. Ah – se decidi di non tornare… lo
capirò.-
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